lunedì, dicembre 15, 2008

In absentia

Questo è un post sull'assenza, Morgan e Transformer;
per tutte le volte in cui ci sentiamo vuoti, per quando una carezza non data o un saluto negato fanno la differenza, per ogni situazione in cui pesa più ciò che non dici o non suoni;
per P'dar, Rimbaud e Jean-Paul Sartre;
per gli anni perduti, gli amici dimenticati e tutte le slick little girls;
per De André, Zawinul e Buddy Miles;
per le storie senza lieto fine, le tesi senza relatore e le notti senza luna;
per Fabrizio De André
per tutti i deserti dove cercare verità più grandi di noi, per le irrisolte domande sulle relazioni umane e per come pensano le donne;
per Fellini, la Bhagavad Gītā, e l'impero della mente
per il peso della morte, la paura dell'ignoto e le fettine di mandarino o di arancia sulle braciole crude di maiale;
per il popolo della mezzanotte, l'idrocodone e le sette stelle dell'Orsa Maggiore;
per Pasolini, Federico Zeri e Paolo Uccello;
per la memoria dei popoli, la giustizia dell'uomo e quella di Dio;
per Christiane Vera Felscherinow, la ferriera e le morti bianche;
per quell'attimo fugace precedente lo smarrimento totale in cui ti sembra di afferrare il senso, per quando il talento incontra l'occasione e per l'amaro Cicerone;
per il surf, Bill Morrison e Decasia;
per la liberazione dall'inganno e dall'errore della superstizione, per i satelliti in cielo e le conversazioni al telefono senza fili;
per Andrew Geoffrey Kaufman, Gino Bramieri e il Coro degli Angeli;
per ogni volta che, odiando la falsità, hai mentito, per quando hai guardato la nave affondare e non hai alzato un dito, per ogni volta in definitiva che ti sei ritrovato su di un balcone sul tetto del mondo...
solo.

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