mercoledì, marzo 03, 2010

Scampoli d'oblio

Marzo - aria primaverile. Mi si confonde, mi si ottunde il cervello. Isolamento.

Veniamo per buttarci in mare, inseguendo sirene, adorando chimere, i nostri sogni - veniamo da soli, impalati in pose da parata, pallidi in viso e scuri nel volto. Un lungo esodo di scienziati circensi, traditi dalla verità e innamorati del sole, una fiera di spettatori assenti alle proprie disgrazie, pieni di dubbi, idee sulle donne, e spaventati dagli occhi dei cani. Il sentiero è tortuoso, fatto con ciottoli di mela cotogna retti da enormi lastre di plastica e miele, ci sono pochi segnali, assi attrezzate; i pentimenti canalizzati verso il centro della fabbrica, dove l'altoforno che brucia lontano mischia le paure e gli sbadigli con la nebbia nera che alimenta le ombre.

Camminiamo per giorni, attraversando la luna con un'anima da salvare, intuiamo il finale, giorno dopo giorno, sperimentando i nostri lati bui, ci addentriamo nella periferia, rubiamo una luce per vederla bruciare.

Alla fine del giorno, gridiamo in silenzio, sconvolti nel delirio restiamo immobili durante le convulsioni, distratti al punto di ignorare le torsioni, i legami, come in trance ci provochiamo dolore e corriamo a nasconderci dentro la tenebra.

Veniamo sconfitti, ancora, dalle ombre.


Nessun commento:

Posta un commento