Insalata di parole - scrivere senza pensar troppo al risultato, lasciare
che i pensieri prendano forma sullo schermo come d'estate, come anni fa - paura e delusione scenari futuri di solitudine e pena, o forse castigo, karma, tikkun, prezzo da pagare, vivere inadeguato. Credersi inadeguato sempre
fino a quasi convincersene. Sapere.
La neve diventata subito pioggia. I giorni di festa, il riposo, il giusto e i dubbi delle menti pensanti. La morte evocata da qualche amico di ritorno a casa, una tisana e poco più. Parlare con qualcuno vuol dire toccare sistematicamente i ricordi e inventare buoni propositi, spesso velati di malinconia. Sono stufo - cosa c'è?
Ho capito che guardare davanti a sé è necessario, altrimenti ci si invischia nel rimpianto. Dicono che quando si guarda avanti - puntare al futuro - si ottiene necessariamente un risultato, per quanto banale o insignificante. Ma se mi fermo a pensare, se rivolgo lo sguardo dentro allo specchio cosa vedo? Prende forma e cresce l'idea impopolare, il pensiero anomalo, diverso dai più. Ho conosciuto molti uomini di foggia impopolare, tante eccentriche nuvole col vizio di pensare. Erano, o ancora sono, musicisti spesso, scienziati, o cercatori, a volte attori. Stupendi prototipi mai entrati in produzione seriale. Tutti accumunati da un unico sguardo, lo stesso sguardo che vedo dentro lo specchio. Insoddisfazione, inadeguatezza. Il riflesso di un cervello cosciente è un'infinita tristezza.
Immaginare implica invece una prospettiva futura, creativa. La forza di questo tipo di ancora, la sua efficacia nel superare l'idea impopolare mi inquieta. Basta davvero così poco? E basterà per non farmi odiare? Basterà per questo nuovo anno che sta per iniziare?
Buona vita, si naviga a vista.
Nessun commento:
Posta un commento