lunedì, settembre 10, 2007

Testa e cuore

Canzone per la settimana appena trascorsa:
A Salty Dog - Procol Harum

Settimana di testa e cuore. Trieste mi ha accolto (come sempre) con visioni da mozzare il fiato e gratificare il cuore. Primi giorni passati tra banche e viaggi futili, giusto per ricordare alle membra cosa voglia dire il viaggio...
Tutti i programmi saltati, corse non se ne parla neanche lontanamente, avanzo a tentoni giorno dopo giorno, ora dopo ora, sempre in bilico tra il vorrei e l'abbandono all' hic et nunc...


Mercoledì e giovedì.
ho ritrovato l'alba e fatto cantare lo spleen, per quanto poco talentuoso e di misero pregio. Le buone sensazioni per i progetti musicali si stanno concretizzando, ma nutro dei dubbi, funzionerà?
Venerdì.
Finalmente a lezione, o meglio - ore 03.00 circa lascio Old Lee con la promessa di vederci sabato e torno verso antica casetta, ore 7 risveglio a marce forzate frustrato dal peso dei giorni passati, doppia colazione con occhi da far invidia ai buchi neri con tutto il beneplacito di astrofisici e conigli bianchi chiusi dentro una scatola, ennesima corsa contro il tempo vinta al fotofinish con volontà pura al primo posto seguita da condizione atletica e piacere; riscaldamento con note lunghe, per ritrovare il soffio, il sostegno che mi faccia andare avanti, quel respiro mia prima chiave de oro - Lezione quindi, con nuove soddisfazioni e certezze della strada da percorrere - come mi sembrano lontane le paure e l'insicurezza da giovane inedito dilapidatore di talenti - poi ennesimo treno, Trieste e la realtà universitaria...
Sabato.
ho rivisto nonna, l'ho trovata, al solito, in bilico tra la realtà della sua mente e la quotidianità delle altre persone che le stanno vicino, me compreso; indecisa ancora se lasciare il sentiero comune definitivamente. Come se, giunta alla soglia ultima della sopportazione del vivere, sia intervenuto in suo soccorso un meccanismo celeste di auto-preservazione che, seppur imperfetto e incomprensibile ai più, figli e nipoti compresi purtroppo, la allontana e la esclude da un oggi troppo inutile e doloroso, riportandola alla sua patria immortale, l'infanzia dove, forte e incosciente, non aveva paura del futuro, o in nuovi territori paralleli popolati da ciò che sarebbe potuto essere, un gigantesco e continuo What if... , così sicuro e accogliente che riemergervi diventa ogni volta più faticoso. E chi siamo noi per arroccarci il diritto del giusto vivere, della Verità, della realtà vissuta come unica e indiscutibile, l'arroganza di una non simpatia, che le nega puntualmente il consenso...
Libera in maniera assoluta, cioè sciolta da ogni legame ma allo stesso tempo legata a se stessa in un modo di ripiego... a volte mi chiedo quanto distante in verità... e chi non è pronto a farsi carico di ciò, forse è prigioniero di una realtà ben peggiore.

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